Ho sempre amato la mia città con l’orgoglio tipico dei veneziani e con un po’ di sana supponenza che deriva dal contesto eccezionale in cui son cresciuto.
Credo che crescere, studiare e infine lavorare a Venezia sia un dono di Dio e lo dico con convinzione. I ricordi dell’infanzia e della fanciullezza sono ancora integri, direi indelebili.
Poi ho avuto la fortuna di girare un po’ il mondo e questa consapevolezza si è confrontata con altri aspetti che sottovalutavo. Venezia è una città ruffiana che ti coccola, ti ammalia, ti soddisfa e ti fa sentire davvero al centro del mondo, non foss’altro perchè già da bambino ti rendi subito conto che tutto il mondo vuol vedere dove vivi tu.
Dunque, quando poi vedi dove vivono gli altri e soprattutto come vivono gli altri, ti accorgi che la dimensione a cui sei abituato può anche avere delle lacune e lo percepisci grazie al confronto e all’esperienza acquisita.
Ecco che la mia stupenda città, nel confronto globale, comincia a mostrare le sue debolezze ma, assunto che ciò può anche essere normale, il vero problema sta nella volontà di correggerle, sanarle con l’impegno di chi, soprattutto, questa città la governa.
Certo io mi presento qui su Reset come un ingenuotto che vorrebbe affrontare queste problematiche con il buon senso, la superficialità e il vogliamosi bene, come non sapessi che chi governa ingenuo non è, e ha creato un sistema di potere basato su favori reciproci, leggasi cariche, prebende e occupazione di tutte le istituzioni.
Però credo che come l’umanità intera progredisce e si migliora semplicemente apprendendo dalle esperienze e dagli errori, anche noi ingenuamente possiamo credere che migliorandoci e portando miglioramento nelle istituzioni possiamo aiutare questa città a progredire e modernizzarsi come i tanti luoghi che io e i più fortunati di noi hanno visto girando un po’ il mondo.
Dentro Reset e a favore di Reset non porterò mai rabbia, angoscia, livore o rancore ma solamente idee, buon senso e un po’ di sana ingenuità.
Vedo già il sorriso beffardo dei mestieranti che si sentono al sicuro da ogni possibile interferenza e vedo già i dubbi degli arrabbiati che vorrebbero identificarsi in un movimento antagonista e populista capace di menar fendenti a destra e a manca. Ad entrambi vorrei spiegare che credo in Reset come laboratorio di idee, come mezzo di sensibilizzazione e di confronto, come luogo di scambio e non di scontro e soprattutto una serra, un giardino botanico dove qualche pianta ingenua e infestante riesca a intaccare le vecchie querce secolari magari intaccando non la corteccia ma soprattutto il midollo. E fra i primi firmatari del manifesto qualche ‘erba matta’ mi sembra proprio che ci sia
Da parte mia l’impegno a imparare e conoscere. Ampliando il perimetro dei temi e dei problemi, mettendo in primo piano l’ascolto che non avverrà solo in rete ma, e soprattutto, negli incontri pubblici a cui parteciperemo.
Il fine non è e non può essere la candidatura fine a se stessa, anche perchè in coerenza con il manifesto di Reset ancora non sappiamo se contribuiremo con una lista o appoggiando con impegno e tenacia chi si sta schierando. Questo ce lo dovrete far capire voi che vi state interessando a Reset, con la massima ingenuità che, molto spesso, è il miglior viatico alla speranza e al cambiamento.
consapevolezza, impegno, ingenuità
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