Dal 14 al 28 aprile 2014 abbiamo tenuto su questo blog un sondaggio il cui scopo principale era quello di registrare il polso della cittadinanza sui temi correlati della Città Metropolitana e del possibile referendum sull’assetto amministrativo del Comune di Venezia.
Sul territorio operano diverse forze politiche, personalità e comitati che hanno visioni variegate del possibile ruolo di Venezia nella Città Metropolitana o che addirittura hanno iniziato processi referendari con l’obiettivo di dividere il territorio in due entità distinte di terra e d’acqua. I media negli ultimi mesi poi hanno disseminato una messe di informazioni sull’ipotesi referendaria e sull’assetto della Città Metropolitana ed in questo panorama variegato era importante cercare di capire cosa il pubblico ha effettivamente recepito delle potenzialità, criticità e sviluppi della Città Metropolitana e del percorso referendario.
Ecco il testo delle domande e le risposte corredate di alcune semplici infografiche disponibili anche in formato interattivo a questo link
Venezia Città Metropolitana, quale assetto amministrativo ?
Tu che ne pensi ? Quale sarebbe secondo te il migliore assetto per il Comune di Venezia all’interno della Città Metropolitana di Venezia.



Il referendum per la separazione si farà ?

Venezia e Mestre divise ?
E se il referendum non passa che fare ?

Sindaco metropolitano, eletto o nominato ?

Non è peraltro da escludere che, banalmente, gli interpellati abbiano così poca fiducia nella classe dirigente strettamente locale (e siano così esasperati dalla sua sostanziale inamovibilità) da vedere nella CM l’occasione per riaprire i giochi ad altri protagonisti ed altri rapporti di forza tra le forze politiche.
Meglio 1 Comune, 2 Comuni o 4 per Venezia ?

Sembra, in sintesi, che le opinioni espresse siano molto condizionate da un sentimento che potremmo definire “campanilismo” più che da considerazioni razionali di costi/benefici. L’idea di separare in due il Comune di Venezia è in ogni caso bocciata dal più del 74% dei partecipanti al sondaggio, che invece, con il 43,5% circa opterebbe per l’articolazione del territorio in 4 comuni di dimensioni più omogenee (in linea con la previsione di legge che consentirebbe l’elezione diretta del Sindaco metropolitano) o, con circa il 31% delle preferenze, per il mantenimento di un unico comune.
Ecco alcuni dei commenti più interessanti:
“4 comuni non conterebbero niente, non sarebbero omogenei né come territorio né come popolazione, costerebbero di più. Terraferma da una parte, isole dall’altra, lunica soluzione razionale e che fa scendere i costi.”
“4 comuni per il solo fatto che mi pare di aver capito che solo in questo modo ci potrà essere l’elezione del Sindaco metropolitano da parte di tutti i cittadini. Se invece ho capito male allora ritengo che siano sufficienti Municipi forti e con maggiori deleghe.”
“Alla città di Mestre devono essere trasferite tutte le realtà del territorio che le competono quali Casinò, Aeroporto, Portò commerciale e turistico.”
“Alla domanda «Sindaco metropolitano, eletto o nominato?» avrei votato una terza opzione: «Sindaco eletto dai consigli comunali coinvolti, a maggioranza assoluta dei consiglieri.»”“Alla prima domanda avrei voluto rispondere: purtroppo sì, ma non c’era nella lista. Purtroppo perché si tratta di un inutile sperpero di denaro pubblico per una cosa insensata. Quello che si deve cambiare a Venezia sono le solite persone, non l’assetto amministrativo.”
“Basta con questi referendum per la divisione del comune”
“C’è la possibilità di dividere senza separare”
“Dividerci tra veneti è una str***ata..ancor più tra veneziani..”
“Finchè la classe dirigente non sarà purgata dai nominati per clientelismo e tessere, è inutile allargare le duplicare questa macchina amministrativa. Prima troviamo amministratori onesti, poi ci pensiamo…”
“il rapporto popolazione di mestre e venezia è troppo elevato. Questo denota che venezia è sempre più destinata a spopolarsi
mentre mestre e provincia sono destinate ad incrementare sempre più la popolazione.Bisogna migliorare la provincia non solo con il tram ( che fa ridere) ma con altre cose : stadio , nuovo palazzetto per il basket teatri e poi fare di venezia un polo di turismo di elite, eliminando però certe categoria di abusivi intrallazzatori e quant altro.”“Indipendentemente dall’assetto istituzionale, la cosa importante è che colui che amministrerà Venezia sia più sensibile e concretamente attivo nella soluzione delle problematiche più sentite dalla popolazione: sicurezza, decoro urbano, trasporti, legalità.
Nell’amministrazione locale non contano le ideologie e l’appartenenza ai partiti, ma la vicinanza alla popolazione e la sensibilità nel percepire e risolvere i problemi quotidiani.”“La città metropolitana esige comunque un ripensamento amministrativo, che riesca a coniugare le esigenze dei territori (plurale) entro una comune “civitas”. Ci sono delle funzioni-chiave che vanno viste in uno sguardo globale: i trasporti, i servizi ambientali, la mobilità.”
“La separazione in quattro comuni sarebbe ottimale, ma i costi???”
“Mestre e Venezia sono due città. Due, né più né meno. Gli errori del passato continuiamo a pagarli cari. 88 anni di Comune unico hanno spopolato Venezia, devastato Mestre e inquinato tutto il territorio. Nonostante questo riescono a fare ancora del male. E’ bene che le suddivisioni amministrative rispettino la logica del territorio, non quella dei partiti o dei potenti.”
“Non c’è scritto da nessuna parte che la capitale/capoluogo debba essere la città più grande. Di esempi simili ce ne sono a bizzeffe.”
“Le municipalità sono uno spreco. Abbiamo già uffici fotocopia figurarsi se diamo maggiori poteri a 4 vassalli. Da augurarsi la separazione acqua-terra e stop. “
“Non è possibile che Mestre sia considerata come Venezia. Stesse aliquote IMU ad esempio ….una follia una casa a Mestre costa come un palazzo in Canal Grande, ma di che stiamo parlando!”
“Perché Venezia e la sua Terraferma divengano veramente forti e competitive su scala mondiale, occorre superare ogni forma di vecchio provincialismo, e far comprendere ai cittadini che sono parte di una sola, meravigliosa e potente cittá metropolitana, unica al mondo, con ben due waterfront differenti. E che la salvezza di Venezia-cittá storica passa fondamentalmente per la valorizzazione e il rilancio della cittá nuova di terraferma quale metropoli grande e moderna.”
“se Mestre entrera’ cosi’ nell’area metropolitana decretera’ la sua fine”
“Se Mestre rimane unita sarà più forte, se invece si divide in 3 comuni diversi allora gli interessi di Venezia continuerà a prevalere su tutto il resto. Come oggi, anzi forse addirittura peggio!”
“Sono assolutamente contraria alla divisione tra Mestre e Venezia.
Tra i motivi per esempio: se ci fosse la divisione si spenderebbe di più per andare a Venezia in autobus,diventerebbe extraurbano.”“Sottolineo che non ho fornito le risposte più vicine alle mie idee, ma quelle meno lontane. Ritengo che ci vorrebbe un ripensamento completo per quanto riguarda sia le delimitazioni territoriali di province/città metropolitane, comuni e municipi, sia le funzioni da attribuire ai singoli livelli amministrativi e di autogoverno.
Spero che questa volta si possa dividere Venezia dal resto. E’ un città che ha esigenze assolutamente diverse dalle altre, è proprio un questione di gestione. Adesso che Mestre si è rifatta il look con il denaro della Comunità Europea stanziato per Venezia, sarebbe bene che si dividano. Questo è uno dei motivi per cui non si riesce a farlo….e poi, è una battaglia persa per via dei numeri. Mestre 300mila Venezia 60mila: Ovvio no?????”“Venezia e la laguna hanno realtà troppo specifiche per essere gestite da un comune che comprende anche Mestre, ad esempio il comune deve preoccuparsi sia dei buchi in via colombo che delle rive e delle Navi, che sono cose che richiedono gestioni completamente diverse.
Venezia deve essere gestita da sola, credo che già è difficile gestire insieme Venezia e il resto della laguna (Burano e Lido ad esempio) per saggiungerci anche Mestre con problematiche completamente diverse.”
Qui potete trovare il file .csv delle risposte : Dati sondaggio referendum e città metropoliana RESET
La nostra analisi:
Come abbiamo già scritto più volte la nostra posizione predilige un approccio pragmatico che partendo da un imprescindibile ricambio di persone al governo della città preveda poi una migliore articolazione dei poteri e delle deleghe delle istituzioni che saranno tenuti a governare al fine di permettere una maggiore operatività, in poche parole : La separazione tra Venezia e Mestre è un opzione possibile, ma nel più ampio contesto della Città Metropolitana, il cui iter propone la suddivisione del comune capoluogo in varie aree omogenee. Attenzione però che la separazione non è la risposta a tutti i mali del Comune e non deve costituire un alibi per assolvere amministratori ed elettori da venti anni di disastro amministrativo: solo azzerando le vecchie logiche e ripartendo con spirito propositivo il nostro territorio può raccogliere la sfida economica e sociale del XXI secolo.
SULLA QUESTIONE CITTÀ METROPOLITANA E SEPARAZIONE VENEZIA/MESTRE
La Legge 56/2014, appena entrata in vigore, ha istituito le Città Metropolitane, incidendo così fortemente nell’assetto territoriale futuro del nostro Paese .
Tra le 10 Città Metropolitane istituite, la Città Metropolitana di Venezia, ente di rango costituzionale, è dunque realtà. In questo quadro va portata oggi la discussione sul miglior assetto amministrativo del territorio e, in particolar modo, quella sulle iniziative in atto finalizzate alla divisione del Comune di Venezia nei due comuni di Venezia e Mestre.
Ma il referendum per la separazione si può e si deve fare?
Va innanzitutto chiarito che i due progetti di Legge per l’articolazione del Comune di Venezia nei due Comuni di Venezia e di Mestre, sia quello di iniziativa popolare sia quello presentato dal consigliere regionale Stival, non hanno alcuna possibilità di successo per motivi tecnici che andiamo a spiegare.
Innanzitutto va chiarito che, ai sensi della L.R. 25/1992 i due progetti di legge sono soggetti al medesimo iter, costituendo il secondo il mero doppione del primo
Il combinato disposto dalla L.R 25/1992 e della Legge 56/2014, inoltre, non rende accoglibili tali progetti di legge, poiché la divisione così come proposta contrasterebbe con la possibilità di piena attuazione della Città Metropolitana.
Da ultimo, la popolazione interessata eventualmente chiamata ad esprimersi sul referendum non potrebbe essere solo quella del Comune di Venezia, ma dovrebbe essere individuata in tutta la popolazione della neonata Città Metropolitana.
D’altra parte la L. 56/2014 subordina la possibilità di elezione del Sindaco metropolitano a suffragio universale all’articolazione del comune capoluogo in più comuni, per rendere più omogeneo il voto ed evitare un eccesso di peso di un comune rispetto agli altri della Città Metropolitana. Tale eventualità verrebbe impedita dalla divisione del Comune di Venezia con la creazione di un Comune di Mestre di dimensioni sproporzionate e quindi in palese conflitto con lo spirito della legge che istituisce la Città Metropolitana.
In definitiva, ragioni di logica, di opportunità ed anche meramente procedurali rimandano l’eventuale separazione del Comune di Venezia a tutt’altre modalità e tempistiche.
Posizione di RESET sull’eventuale separazione
Detto dell’impossibilità di successo delle iniziative referendarie in atto, la pretesa di separazione pura e semplice del Comune tra città d’acqua e città di terra è priva di significato. Essa si basa infatti sull’errato presupposto che i molti problemi che affliggono la città siano il frutto di una scarsa attenzione agli aspetti locali da parte degli amministratori.
In particolare, per i separatisti lato acqua vi è la convinzione che, essendo minoritari in termini numerici, le loro istanze non trovino interesse in quanto meno appetibili dal punto di vista elettorale ed identificano nel territorio lagunare (città storica, come Murano, come Lido o Pellestrina) problematiche similari.
Anche i separatisti lato terra, d’altronde, sono persuasi che problemi ed interessi della terraferma siano sistematicamente posti in secondo piano rispetto alla rilevanza mondiale del Centro Storico che risulterebbe cioè eccessivamente ingombrante.
E’ curioso notare come entrambe le fazioni, dunque, pensino in modo incrociato di essere amministrati da chi guardi solo all’altra parte della città,fornendo, consapevolmente o meno, un enorme alibi a vent’anni di errori e malgoverno.
Noi di RESET riteniamo che nessuno di questi due assunti sia vero e che la situazione insoddisfacente in cui versa il Comune sia esclusivamente dovuta all’insipienza della classe dirigente che occupa da anni la stanza dei bottoni e, va detto con franchezza, anche al perdurante conservatorismo del corpo elettorale, ovunque residente, incapace imporre un deciso rinnovamento della stessa. Insomma non è un mero problema di confini ma soprattutto di capacità dei nostri governanti.
Dobbiamo infatti sottolineare come i maggiori difensori della divisione in due del Comune di Venezia evitino di trattare il tema della qualità del governo della città o di chi dovrebbe poi governare le nuove entità ed invece indichino la separazione come taumaturgica soluzione di tutti i mali.
Riteniamo, al contrario, che le questioni in gioco possano essere classificate in due categorie:
- Questioni metropolitane es. mobilità, tram, occupazione, porto, aeroporto, gestioni dei flussi turistici, legalità, welfare.
- Questioni specifiche es. per la città d’acqua: l’assoluta necessità di invertire il trend del calo di abitanti, la pressione dei turisti; per la città di terra: lo svuotamento del centro di attività commerciali per il proliferare folle di grossi centri commerciali nella cintura semi-urbana, la trasformazione di interi quartieri centrali in casbe mono-etniche, la sicurezza.
I primi sono problemi oggettivamente di scala metropolitana per cui l’eventuale separazione complicherebbe fino ad impedire del tutto la loro gestione. La miglior risposta alla specificità dei secondi non dipende affatto dal numero di amministrazioni in cui venga frazionato il territorio, ma dalla qualità degli amministratori stessi e quindi dalla capacità degli elettori di voltare pagina.
La Città Metropolitana
Alle considerazioni appena esposte si aggiunge l’inevitabile impatto che comporterà l’appena istituita (e tutta da costruire) Città Metropolitana. Entro il 30 settembre 2014, come noto, dovrà essere redatto lo Statuto, d’intesa tra i rappresentanti di tutti i Comuni della nascente Città metropolitana. Lo Statuto dovrà riempire di contenuti il costituendo Ente e, in particolare decidere in merito alla modalità di elezione del Sindaco metropolitano. Ovvero decidere se il Sindaco della CM deve essere eletto a suffragio universale tra tutti gli elettori della CM oppure se questi debba essere, per default, il Sindaco del Comune capoluogo. Nel caso che di elezione a suffragio universale, il comma 22 prevede che “è condizione necessaria affinché si possa far luogo a elezione del sindaco e del consiglio metropolitano a suffragio universale che, entro la data di indizione delle elezioni si sia proceduto ad articolare il territorio del comune capoluogo in più comuni.”
Qual è la ratio di quanto sopra? Ragionevolmente, intento del legislatore è lasciare al territorio la scelta tra due possibili modelli:
- Nel caso si opti per un Sindaco Metropolitano non eletto ma semplicemente coincidente con quello del capoluogo la CM assomiglierà molto alla vecchia Provincia (di cui comunque eredita tutta le obbligazioni e le competenze), con il capoluogo primum inter pares.
- Se si opta per l’elezione diretta, la legge obbliga il capoluogo a frazionarsi in modo che i comuni metropolitani abbiano dimensioni (e quindi peso elettorale) più omogenee (si pensi che, dopo il Comune di Venezia, il comune più popoloso è quello di Chioggia, con poco più di 50 mila abitanti, seguito da San Donà, che scende già a 41 mila, risultando così lampante come un comune di Mestre di 170/180mila abitanti dovrebbe essere ulteriormente frazionato).
La costituzione di zone omogenee è dunque da un lato lo strumento per più efficacemente rappresentare tutte le istanze del territorio sia per la rappresentazione di quelle sopra definite questioni specifiche all’interno del Comune capoluogo.
In definitiva bisogna valorizzare al meglio il nuovo istituto della Città Metropolitana dandogli anche un’anima ed una prospettiva a breve termine lavorare sullo statuto della Città Metropolitana e su quello del Comune di Venezia, affinché il Comune di Venezia sia suddiviso in zone omogenee e perché le specifiche funzioni siano reali deleghe e attribuzioni di facoltà di auto-amministrazione dei problemi quotidiani, ad un livello più vicino alle esigenze dei cittadini abitanti in ogni specificità territoriale della città.
Proprio le zone omogenee, intanto già individuate e rodate, potranno essere la base per partire con una seconda fase della Città Metropolitana, quella che consenta l’elezione del Sindaco metropolitano a suffragio universale.
Tale fase dovrà essere necessariamente preceduta dalla messa a punto legislativa, cui già il Parlamento sta lavorando, con la previsione dell’eleggibilità a suffragio universale non solo del Sindaco, ma anche del Consiglio metropolitano e con l’attribuzione alla Città Metropolitana di ulteriori funzioni e competenze attraverso la modifica del Titolo V della Costituzione e la nuova Legge Speciale per Venezia.
In tal modo la riforma istituzionale appena varata potrà spiegare al massimo le sue potenzialità, con un governo politico delle questioni strategiche e con la migliore gestione decentrata dell’amministrazione del territorio in attuazione di un progetto coerente.
Ma è oggi, nel brevissimo lasso di tempo da qui al 30 settembre 2014, che si determinerà, con lo statuto, il volto della nostra nuova realtà ed è quindi oggi che tutti dovrebbero mettere da parte inutili iniziative votate all’ennesimo insuccesso e pretendere che la Città Metropolitana sia costruita per le esigenze dei cittadini e non per equilibri di potere tra i partiti.
scarica il PDF qui > Comunicato CITTA’ METROPOLITANA RESET
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