botta e risposta Sitran RESET VENEZIA

All’indomani della pubblicazione dei risultati del nostro sondaggio su Referendum e Città Metropolitana di Venezia l’Avv. Sitran, uno dei più preminenti promotori dei comitati per il referendum di separazione, scriveva a La Nuova Venezia per controbattere i dati e le nostre argomentazioni che in estrema sintesi avvaloravano la tesi dell’inutilità del referendum e che indicavano invece nel lavoro sullo statuto della Città Metropolitana di Venezia lo strumento per arrivare ad una migliore articolazione del territorio.

Nell’immagine in evidenza trovate la lettera di Sitran e la nostra corposa risposta, frutto di un lavoro di equipe al nostro interno, che La Nuova ha gentilmente voluto pubblicare integralmente.

Ecco il testo della nostra risposta. Attendiamo come di consueto i vostri commenti.

In riferimento all’intervento di Marco Sitran sul La Nuova Venezia del 11/5, che taccia come falsa l’opinione di RESET in merito all’ inammissibilità del referendum per la separazione Venezia/Mestre espressa a margine dei risultati del sondaggio che potete trovare nel nostro sito resetvenezia.it , ci corre l’obbligo di replicare alle sue dichiarazioni. Dichiarazioni che, francamente, sono di una superficialità imbarazzante.

Sitran si aggrappa ad un fatto incontestabile: che la Costituzione (art. 133) prevede per le Regioni la possibilità di istituire nuovi Comuni e modificare la loro circoscrizioni e denominazione “sentite le popolazioni interessate”. Nulla quaestio in merito e, nella fattispecie, questo meccanismo nella Regione Veneto è regolato dalla L.R. 25/1992.

Detto questo, poiché è vigente anche la Legge 56/2014 (il cosiddetto “maxi-emendamento Renzi”) che istituisce, tra le altre, la Città Metropolitana di Venezia, il meccanismo di creazione di nuovi Comuni deve ovviamente tenere conto del combinato disposto delle due leggi. Dal quale discende, proprio in applicazione dell’art. 133 Cost., che le suddette popolazioni interessate sono tutti gli elettori della stessa Città Metropolitana. È fuor di dubbio infatti che, poiché l’eventuale divisione del Comune impatterebbe su molteplici aspetti organizzativi della nascente istituzione (basti pensare al ruolo del cosiddetto Comune capoluogo, alla modalità di individuazione del Sindaco Metropolitano ed alla necessità di dividere il Comune se il redigendo Statuto opta per l’elezione a suffragio universale) l’interesse ad esprimere il voto sia di tutti i cittadini dell’area vasta, così come è fuor di dubbio che la lesione dell’interesse al voto legittimerebbe chiunque a ricorrere al T.A.R..

Ora, anche considerando l’ipotesi puramente teorica che si indica il referendum tra tutti gli elettori della Città Metropolitana, scatterebbe tutta una serie di contraddizioni con la già citata legge 56/2014 che ne renderebbe comunque impossibile lo svolgimento. Senza entrare in dettagli tecnici che tedierebbero i lettori, facciamo presente che l’eventuale divisione del Comune renderebbe poi eventualmente necessario dividere ulteriormente il (nuovo) Comune di Venezia qualora lo statuto optasse per l’elezione del Sindaco a suffragio universale.

Contrariamente a quanto afferma Marco Sitran, l’opzione per l’elezione a suffragio universale può essere immediata, poiché la posticipazione al 2017 era presente solo nel testo originario del Disegno di Legge, era stato eliminato già dal testo approvato dalla Camera in prima lettura e non c’è affatto nella legge 56/2014, che invitiamo il nostro contraddittore a leggere.

La legge prevede, al fine dell’elezione diretta del Sindaco metropolitano, la previa articolazione del territorio del capoluogo in più comuni, ma l’eventuale Comune unico di Mestre, decisamente “fuori scala” rispetto agli altri, non essendo capoluogo, non avrebbe l’obbligo di ulteriore suddivisione. Tutto ciò avrebbe una conseguenza oggettivamente non accettabile per il legislatore: espropriare “a monte” gli elettori della Città Metropolitana di un diritto fondamentale, ovvero quello di scegliersi il Sindaco Metropolitano con il voto, chiaramente prevista dalla Legge (e, aggiungiamo noi, anche difficilmente contestabile dal punto di vista democratico).

Non vogliamo entrare ulteriormente in tecnicismi giuridici, ma giova sottolineare che se la questione in punta di diritto è oggettivamente complicata per i non addetti ai lavori, è palese l’inopportunità del referendum in termini logici, di comprensibilità politica e di puro buon senso, quando siamo assolutamente in mezzo al guado nella creazione della Città Metropolitana, già istituita, ma non ancora strutturata.

Consigliamo Sitran di mettersi il cuore in pace: anche qualora, per puro tatticismo politico la Regione, ammettesse il referendum, sarebbe senza meno stroncato dal primo ricorso al TAR.

Concluso l’obbligo di replica vorremmo però invitare Sitran ed in generale tutti i comitati per la separazione e tutti i cittadini che hanno a cuore il futuro della città a collaborare per contrastare i disegni di allargare la Città Metropolitana alla famigerata Patreve, questo sì un carrozzone che relegherebbe Venezia ed ancora di più Mestre ad un ruolo marginale. Lavoriamo insieme innanzitutto per un ricambio della classe dirigente di questa città (che è la ragione fondante dell’esistenza di RESET) e per una Statuto della Città Metropolitana che favorisca le deleghe e l’attenzione alle specificità del territorio.

Venezia 12 maggio 2014

RESET rinasce Venezia 2015

info@resetvenezia.it

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