Promana un turchese intenso, Francesca Zaccariotto, mentre diligentemente prende posto accanto allo chef David Marchiori della Bio Osteria Plip intento a spiegare il significato di questo primo appuntamento di “Aggiungi un voto a tavola”. E che ironicamente le confessa di aver intonato tutti i piatti della serata al color verde, una sorta di provocazione (date le ultime scelte politiche della candidata), e al contempo un omaggio scherzoso alla sua storica militanza nel partito del Sole delle Alpi.
Sembra quasi intimorita, per un attimo forse anche un po’ a disagio. Ma è solo un istante, e subito un sorriso di comprensione le illumina il volto e gli occhi, il cui profondo azzurro, solo parzialmente schermato da un paio di occhiali leziosi, fa da pendant con la camicetta che indossa. “E’ un’iniziativa insolita la vostra, esordisce Francesca, ma è pur sempre un’occasione per assaporare qualcosa e per conoscersi, e per capirsi bisogna passare del tempo assieme”. E comincia a rispondere alle prime domande, rientrando a poco a poco nel suo personaggio e recuperando quella sicurezza che per un attimo pareva velata.
Comincia a parlare di politica, del primo turno delle elezioni, che per il campo cui appartiene è stato definito come le primarie del centrodestra. Dell’ormai sicuro ballottaggio, un dato positivo, e del risultato che considera per nulla scontato.
Sicura, per convinzione o per dovere impostale dalla parte che recita in commedia, che il risultato potrà riservare sorprese, riferendosi alla competizione per il primo posto col suo diretto avversario. Luigi Brugnaro.
E altrettanto sicura che nemmeno scontato sarà l’esito dello scontro, al ballottaggio, con il candidato del campo avverso, per i gravi fatti che in città sono accaduti, per una diffusa scontentezza, palpabile tra la popolazione. E mentre ricorda di aver chiesto le primarie del centrodestra fin da ottobre, muove accuse al suo schieramento, dove sono prevalsi i vecchi riti della politica, che hanno portato alla situazione odierna. “C’è bisogno di una figura di sindaco che sappia indossare scarpe da ginnastica e jeans, e che stia tra la gente, che ascolti i problemi e li risolva. Il lavoro di sindaco non s’improvvisa, bisogna sapere come gestire una situazione così complessa” aggiunge, e ricorda la propria esperienza di sindaco a San Donà e di presidente della Provincia, vantandone i risultati.
Fa un accenno alla città metropolitana e a precisa domanda riconosce che è d’accordo per l’elezione diretta del sindaco, anche se sa che sarà difficile che si arrivi a ciò, per una procedura troppo complessa.
Qualcuno le chiede a bruciapelo di confermare o smentire la voce che in regione darà il suo appoggio alla Moretti. Per un istante tentenna, poi prevale in lei la lunga esperienza della politica e risponde, prendendo la rincorsa da lontano, iniziando a parlare del Comune. “Questo territorio è stato mal governato da una politica che ha creato danni”, dice. Il suo ragionamento chiama in campo Casson che può essere la persona più pulita, ma è sorretto da un mondo corrotto. E per questo, per contrastare e cercare di mandare a casa questo mondo si è candidata. E come a livello di Comune il fallimento è per lei senza prova d’appello, altrettanto quella corruzione ha intaccato l’amministrazione regionale, con le vicende di Galan, Chisso e Marchese. “Si deve mettere fine a quel sistema, continua Francesca. E come ho scelto di non appoggiare la conservazione nella città di Venezia, lo stesso farò a livello regionale. Scegliendo un candidato donna”. Non la cita, forse le potrà perfino sembrare troppo che dalla sua bocca possa uscire quel nome. Forse teme che gli altri commensali che sono seduti agli altri tavoli possano avere un sussulto, e infatti ne indaga con lo sguardo le reazioni. Dalle quali rimane rassicurata.
E scorre rapidamente, tra le portate della cena, i temi cardine della sua campagna. Degrado, sicurezza, mancanza di regole, ribaltare tutto il corpo di polizia municipale, mandando i vigili di Mestre a Venezia, e quelli di Venezia a Mestre, tolleranza zero.
E ancora, restituzione dell’IVA pagata sui rifiuti da parte di Veritas, sei milioni dice
Referendum sulla separazione perché novemila firme di cittadini hanno bisogno di una risposta.
Prepensionamenti secondo la legge Fornero per il personale del Comune, il cui costo grava sulle casse per 140 milioni l’anno. E da cui si potrebbero recuperare 14 milioni come minor spesa.
Riduzione e uguale cura per le aziende partecipate.
Uscita dai derivati, rinegoziazione dei mutui. “Se rientriamo dai derivati e ridiscutiamo i mutui avremo 47 milioni di risparmio”, sostiene. Spiegando, con aria di chi sa di cosa parla, la sua ricetta per il risanamento del bilancio. E dando pure prova di saper muoversi con sicurezza e disinvoltura tra numeri e norme. Un linguaggio forse a volte difficile per chi ascolta dai tavoli vicini, cui può essere perfino difficile replicare, se non addetto ai lavori. Ma che a tratti lascia il campo a un narrare più intimo da parte della candidata, che con maestria da prova di saper lavorare alla sua immagine di persona competente e al contempo umana.
E ricorda l’episodio di un’anziana elettrice di Marghera che, nemmeno conoscendo la sua esistenza politica, le promette il voto solo dopo averla guardata intensamente negli occhi. O quello che riguarda la sua sfera di donna e madre di un bimbo, fresco di domenica scorsa a Sant’Erasmo. Quando il figlio ha reagito a un’offesa incivile di una donna nei confronti di Francesca dicendole “ Ma tu stai parlando della mia mamma”. E nel mentre ricorda l’accaduto le si inumidiscono gli occhi.
E’ in fondo un po’ tutto questo Francesca Zaccariotto nel corso delle due ore passate assieme a cena.
Donna al contempo decisa e tenera. Come forse tutte le donne del mondo.
E pure spiritosa, per trovare la voglia e il tempo di farsi immortalare in un selfie finale con un sorriso smagliante.
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