Le voci di riconferme di personaggi che hanno partecipato in maniera diretta al declino della città di Venezia unite alle sterili polemiche estive e alla mancanza di focus sui temi più scottanti della città ci lasciano sconcertati e dubbiosi.
Sono passati quasi tre mesi dall’insediamento del nuovo sindaco Luigi Brugnaro e la sensazione che poco ancora sia stato fatto, pur nel doveroso rispetto per una necessaria fase di rodaggio, si fa sempre più concreta.
Ricordiamo che l’elezione di Luigi Brugnaro, per come si è imposta e per le ampie e numerose promesse fatte durante la campagna elettorale, ha assunto un connotato di grande cambiamento cui il sindaco è ora chiamato a rispondere.
Per questo la maggioranza dell’elettorato l’ha premiato col suo voto. Per mettere la parola fine a una lunga stagione di stagnazione politica rappresentata dagli ultimi governi del centro sinistra che hanno mal governato e esaurito la loro capacità di colloquiare con le forze vive cittadine che da esse si erano isolate, e soprattutto non sono riuscite a dare risposte concrete alle trasformazioni che in questi anni si sono registrate nella città.
Se esiste un solo messaggio chiaro che l’esito delle urne si è incaricato di mandare alla nuova amministrazione, ebbene questo può essere riassunto in una sola parola: cambiamento!
A voler soltanto esaminare (e non giudicare per il poco tempo passato dal suo insediamento) le prime mosse dell’Amministrazione Brugnaro, ebbene queste non sembrano andare nel senso auspicato dal voto. La cifra di un governo cittadino si misura anche nelle piccole cose, nelle scelte quotidiane che ai più possono sfuggire o non interessare, ma che hanno un’importanza fondamentale nella resa finale.
Luigi Brugnaro ha iniziato male, diciamocelo.
Ha iniziato male impelagandosi in un’inutile polemica sui libretti gender, sui gay pride e quant’altro, dedicando tempo e energie a tematiche che per nulla sono centrali per i problemi cittadini, dando sfoggio spesso di esibizione muscolare degna del bar sport, ricambiato con la stessa moneta da chi l’ha attaccato. Uno spettacolo che non è servito alla città.
E fatichiamo a comprendere perché Brugnaro, che è uomo intelligente, l’abbia alimentato, ad esso si sia prestato, e non abbia invece dedicato ogni istante della sua giornata a risolvere i veri problemi cittadini.
Confidiamo che Brugnaro possa presto darsi anima e corpo alla rinascita di questa città, finalmente governandola e non facendosi governare, in uno sforzo di galleggiamento, dalla miriade d’interessi che stanno decretando la morte di Venezia. Non dubitiamo che il sindaco lo sappia.
Venezia ha bisogno di decisioni. Decisioni che devono essere prese una volta ascoltate le forze vive che in città operano, con la necessaria mediazione, ma non perdendo di vista il bene generale della città. Ma devono essere alla fine prese, anche se questo significasse dover operare scelte che vanno contro quelle categorie, quei serbatoi di voti di cui forse anche Brugnaro ha attinto per essere eletto.
La speranza non è certo ancora morta, il verdetto sull’operato di questo sindaco non ancora emesso, sia chiaro.
Lo vedremo presto alla prova, perché il tempo stringe, e le risposte attendono. Ma i dubbi rimangono e, se possibile, perfino crescono.
Fino ad ora sulla Giunta Brugnaro poco può essere detto, perché poco ha fatto. Poco ha prodotto in termini di delibere e atti formali, che sono l’unico metro di giudizio, al di là della sventagliata di parole cui fino ad ora il sindaco ci ha abituati.
Preoccupanti e non certo nel senso del cambiamento sembrano andare alcune sue decisioni.
Ci riferiamo soprattutto a scelte che hanno riguardato alcuni suoi collaboratori che pur avendo operato non sempre bene e con non positivi risultati nelle passate amministrazioni, sono stati riconfermati dall’attuale sindaco. I nomi sono noti, anzi, arcinoti. Dall’intramontabile Marco Agostini, l’uomo di tutte le stagioni, che Brugnaro ha premiato non solo con il Comando della Polizia Municipale e con la Dirigenza del servizio ispettivo del Casinò, ma anche con il non aver proceduto alla nomina di un nuovo direttore generale al posto suo. Decidendo in pratica che a esercitare quel ruolo, per quanto non ufficialmente, sia ancora lui, Marco Agostini. Che di certo qualche responsabilità la porta nelle innumerevoli scelte scellerate del passato. E che soprattutto dalla città viene visto come la continuità, il lungo filo rosso che ha passato tutte le amministrazioni che si sono succedute da venti anni a questa parte. La vestale, profumatamente pagata, del loro totale fallimento. E Vittorio Ravà, di cui la stampa vocifera che il sindaco non voglia disfarsi, il direttore generale del Casinò, chiamato a salvarne sorti ed incassi, che ha operato talmente bene nel suo compito da riuscire a portare il Casinò di Venezia a posizionarsi al fondo della classifica delle performance delle case da gioco italiane.
Brugnaro, uomo accorto, dovrebbe sapere che la comunicazione non è solo investire con una valanga di tweet i cittadini con il risultato finale di stordirli, o di cercare di tranquillizzarli, portando a spasso il pur bravo e simpatico Kuma. Una buona comunicazione si basa soprattutto sulla capacità, nelle scelte che si vanno operando, di dare risposte al messaggio che in primo luogo dall’elettorato è provenuto. Il cambiamento anche a costo di sacrificare amicizie.
Ciò, nei due casi di cui sopra, pare non essere successo dato che su quelle persone il giudizio in città era ampiamente formato e non era certo positivo.
Nei prossimi giorni per Luigi Brugnaro si apre un altro grande banco di prova. Il rinnovo delle cariche delle aziende partecipate. E già radio gavetta manda messaggi per nulla tranquillizzanti, di reincarichi e di salvataggi. Di insalvabili.
La grandezza di un leader si misura sulla sua capacità di scegliersi i più stretti collaboratori, cui deve delegare. Faccia molta attenzione Brugnaro e soprattutto non guardi in faccia nessuno. E operi per il bene della città, non per quello degli amici che gli hanno portato voti.
Una scelta del genere, a lungo andare, non sarebbe pagante.
Luigi Brugnaro, Marco Agostini, nomine, Partecipate, Vittorio Ravà