Interventi RESET al 1° appuntamento degli STATI GENERALI di Venezia

Messaggio di Benvenuto, letto da Lilla Peroglio Bollè

Cari amici, nel ringraziarvi tutti a nome di Reset Venezia 2015 per aver accettato di intervenire a questo primo incontro, e prima di dare la parola a Alda Vanzan, giornalista de Il Gazzettino, che da subito ha dato la sua disponibilità ad aiutarci in questo processo di riflessione, vorremmo fare una piccola premessa per spiegare il senso di questi Stati Generali di Venezia che abbiamo voluto promuovere.

I primi esiti della recente iniziativa giudiziaria hanno sconvolto letteralmente la nostra città, mettendo finalmente alla luce un sistema diffuso di corruttela che ha permeato per lunghi anni la vita economica e politica del nostro territorio, di fatto bloccandola.
Alle prime reazioni di sorpresa, sconcerto, perfino soddisfazione e sollievo di fronte a una crisi trasversale e radicale in cui la magistratura ha precipitato un giorno per l’altro quella che era la classe dirigente veneziana, la città non ha abbassato il capo, ha saputo reagire, ha dato testimonianza di una profonda vitalità e voglia di riprendersi.

Prova ne è l’enorme effervescenza che ha percorso e percorre le nostre piazze, dove sempre più numerosi soggetti espressione della cittadinanza si fanno avanti con spirito costruttivo, iniziano a riflettere sull’accaduto e prospettano soluzioni. Un segno evidente che questa città, nonostante i suoi infiniti problemi, non è morta. Un patrimonio di vitalità e di ricchezze pur nelle diversità che non deve andare disperso. Una cosa deve essere chiara a tutti, l’indagine ha segnato uno spartiacque, d’ora in poi si deve parlare di prima e dopo inchiesta Mose per la vita politica cittadina. Nulla sarà come prima.
E proprio la crisi verticale di cui soffre in questo momento la politica tradizionale, a sinistra come al centro o a destra, ci pone di fronte a un compito ambizioso: contribuire finalmente alla costruzione di un’idea nuova di città e del suo sviluppo futuro.

Abbiamo sul tappeto problemi che da lungo tempo attendono soluzione, che nessuna passata amministrazione ha saputo (o voluto) risolvere, per mancanza di volontà politica, per non pestare i piedi a qualcuno, o peggio.

Sono i temi della residenza, del turismo, del reale risanamento del bilancio comunale, del metter finalmente e sul serio mano alla galassia delle aziende partecipate il cui indebitamento complessivo è da brividi.
Infine il tema della sicurezza, inteso come presidio del territorio ma anche come necessità di una coerente politica urbanistica.
Questi, a nostro avviso, i temi principali cui la prossima amministrazione dovrà dare risposte oramai non più eludibili.

Ora davanti a noi si apre un nuovo scenario, e ciascuno di noi deve fare lo sforzo per essere all’altezza dei compiti cui la realtà ci sta chiamando.
Noi di Reset siamo pronti a partecipare a un processo collettivo di elaborazione e di proposta, in uno sforzo in cui ciascuno di noi deve dare il meglio di sé stesso anche a costo di rinunciare a parte delle proprie aspettative.

Solo se tutti assieme ci impegneremo in questo processo sapremo incidere sulla vita politica cittadina, e potremo individuare e aiutare quelle forze e quelle persone che hanno dimostrato di non essere scese a compromessi col “sistema Venezia”. Potremo, in altre parole, consentire a questa città di uscire dall’impasse indirizzandola verso un futuro possibile e soprattutto condiviso, superando finalmente l’immobilismo in cui per lunghi anni è stata condannata a beneficio di interessi di parte, e soprattutto restituendole agli occhi del mondo l’immagine di comunità operosa e onesta che le spetta.

 

Traccia per l’Intervento di presentazione di RESET Venezia tenuto da Francesco Versace

Partiamo con una nota positiva:

Con la nostra presenza qui stasera abbiamo dimostrato di essere coscienti dell’occasione forse unica che la grave situazione che si è venuta a creare ci offre. E questo è un dato di assoluta positività.
E’ forse la prima volta che i cittadini provano a costruire insieme un nuovo modello di città partendo dal basso, abbandonando per un momento le invidie e le diffidenze, a prescindere da come andrà c’è già da esserne orgogliosi.
Speriamo sia un inizio di un processo che coinvolga sempre più persone e che sia capace di diventare stimolo per un rinnovamento di tutta la nostra comunità, non solo un rinnovamento politico ma anche una vera e propria rivoluzione nel modo di tutti i cittadini di partecipare alla politica.

RESET
Reset ha iniziato a riflettere sulla situazione veneziana ormai da parecchio, stiamo parlando ormai della fine dell’anno scorso, in tempi in cui era per lo meno impensabile che la vita cittadina potesse essere investita da un improvviso tsunami che di li a poco avrebbe travolto partiti e istituzioni.
Si aveva la sensazione che buona parte delle cose dette e fatte, con le poche debite eccezioni, rientrasse in buona misura in una sorta di gioco delle parti. Non abbiamo risparmiato critiche né alla maggioranza che da anni governa questa città, né alla sua opposizione, spesso di facciata, priva di un modello culturale alternativo da porre al centro di un’idea di governo che rispondesse alle ormai imprescindibili necessità.

Da molto Reset ha posto il problema del ricambio, della rigenerazione, del bisogno di elaborare un nuovo modello di sviluppo e convivenza che affrontasse radicalmente i problemi mai risolti, ormai incancreniti, del rinnovamento fin dalle basi della sua classe dirigente, che mettesse al centro del suo agire l’interesse generale, non di volta in volta l’interesse del più forte.

Venezia, lo abbiamo scoperto in questi giorni, ha vissuto fingendo che tutto andasse per il suo verso, rimandando le decisioni di fondo affrontando l’emergenza e mai con idee strutturali . Per non intaccare i giochi, quelli veri, quelli dei grandi e piccoli potentati, dal Consorzio alle singole categorie, sempre pronte a urlare quando qualcuno andava a pestargli i piedi, a minacciare la stessa amministrazione da cui traggono alimento e privilegi. I cittadini stessi avevano il sentore che le cose non fossero chiare e si erano adagiati in una sorta di malcontento melanconico senza però mai sfociare in propste veramente alternative e dirompenti. Adesso tutti siamo chiamati a prenderci delle responsabilità.

Si è pensato tutti, buoni e cattivi, che il gioco potesse andare avanti all’infinito, tanto le risorse, per definizione, a Venezia sono infinite.

E parliamo quindi di queste risorse.

Il turismo, come ben tutti sappiamo, facciamocene una ragione, è ormai la nostra più grande risorsa. Ma è mai possibile che in anni e anni Venezia non abbia saputo dotarsi di un piano strategico del turismo? Che non sappiamo che turismo potremo avere da qui a dieci anni? E’ mai possibile che in anni e anni le amministrazioni che si sono succedute abbiano messo a capo di quello che, per ragione del tutto ovvie, dovrebbe essere l’assessorato più importante personaggi che definire scialbi è un complimento?

Ed è mai possibile che nessuno, fosse al governo o all’opposizione, abbia mai fatto un discorso finalmente serio sull’economia del turismo e sulle sue interazioni sul tessuto sociale, sulla residenza, sul pericolo stesso che Venezia a breve sparisca per il venir meno di una popolazione residente? Solo chiacchiere, solo lamentele, solo parvenze per gettare fumo negli occhi di una cittadinanza sempre più stanca, sempre più sfiduciata e rassegnata a essere trattata da riserva indiana.

Possibile che chi da noi è stato eletto a rappresentarci abbia sempre privilegiato il colloquio con le varie categorie, non interpretando e difendendo invece gli interessi di una cittadinanza privata di ogni potere di influenza?

Per il Turismo ormai i tempi sono maturi per una gestione dei flussi degna della di una città icona a livello mondiale. E questo non vuol dire tornelli … vuol dire gestire i flussi all’origine, gestire i servizi erogati dal comune con la logica di un numero sostenibile per la città.
Ma soprattuto vuol dire far confluire i proventi delle vendite dei servizi turistici del comune e delle sue partecipate (oltre alla tassa di soggiorno) in un fondo di scopo destinato a creare residenza e nuova impresa a Venezia. Non c’è residenzialita senza lavoro . Il Turismo deve aiutare non solo se stesso ma anche le economie alternative.

Certo per fare questo ci vuole una amministrazione pubblica efficiente e questo apre un altro ragionamento, quello sulle partecipate e sulla governance della città.
Le partecipate devono essere drasticamente ridotte, razionalizzate, e soprattutto non devono mai più entrare in competizione con l’impresa privata. Abbiamo l’assurda pretesa di mettere in competizione spesso ingiusta dei carrozzoni che vivono di rendite di posizione con aziende che investono nel territorio e pagano le tasse.
I vertici vanno ridotti, serve un ricambio anche a livello di macchina comunale e servono nuove logiche basate sulle performance e sull’efficenza. Abbiamo quasi un milardo di debiti accumulati dalle partecipate … di chi è colpa di noi cittadini che paghiamo le tasse ?

Ma non basta fermarsi all’economia e alla governance,

vogliamo parlare di sicurezza, di presidio del territorio?
Non basta segare le panchine, non bastano le retate episodiche dei venditori ambulanti, certi personaggi arrivano perchè percepiscono una comunità impreparata ed indifesa.
Le risorse del turismo rivolte alla residenzialità ( che include tutto ) dovrebbero andare anche a favore del recupero di molte aree della città che ormai sono in balia della microcriminalità ( e per microcriminlaità intendiamo anche la vendita di merce contraffatta ). Non stiamo parlando solo delle zone a rischio revolverate come la Stazione di Mestre per le quali ci vuole un presidio permanente delle forze dell’ordine , ma anche dell’area marciana o di Santa e Lucia in mano a venditori di schifezze varie sia che abbiano un lenzuolo per terra che un negozio con tanto di vetrina tutto a 1 €.

Ma questi sono solo esempi. In una città allo sbando sono problemi tutti fondamentali, cui la prossima amministrazione dovrà dare una risposta che sia al passo coi tempi, che attinga a quanto c’è di meglio in giro nel nostro Paese e in Europa in fatto di professionalità, esperienze, cultura e politiche di governo.

Ecco il punto, cari amici. Noi tutti, noi di Reset compresi, esprimiamo un punto di vista corretto, ma pur sempre particolare.
Per questo vi abbiamo invitati a intraprendere questo percorso di riflessione in comune, per partire assieme a elaborare un nuovo modello di città, per delineare assieme la città verso cui vogliamo andare nei prossimi dieci anni. Mettiamo quindi al bando ogni forma di particolarismo, e tutti umilmente mettiamoci al servizio di questo compito di certo non semplice. E apriamoci al mondo.

Nostro compito, e la nostra presenza qui lo testimonia, è girare finalmente pagina.

Nostro compito è lavorare per sorreggere e premiare quelle forze del cambiamento che possano far uscire la nostra città dall’impasse e dalla palude. E su questo, assieme, dovremo cominciare a riflettere negli ambiti più vari, con le forze più eterogenee, non dobbiamo temere di contaminarci ancora di più di quanto per fortuna stiamo già facendo.

A questo primo incontro altri ne dovranno seguire. Noi di Reset vorremmo che questo lungo processo che ci occuperà nei prossimi mesi culminasse in un’unica grande idea di Città che valga per i prossimi 20 anni.
Questo, noi di Reset, crediamo sia il nostro compito prioritario. Alla luce di questa nuova cultura di governo della città, in seguito, sapremo scegliere le migliori forme per partecipare.

Tutti possiamo dare il nostro contributo alla nascita di un’idea nuova di Città e di una nuova classe dirigente capace di metterla in atto.

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