Nella nostra città sono in corso diversi interventi di riqualificazione, sia privati che pubblici, che nel loro insieme potrebbero rappresentare il nobile intento di trasformare Venezia e la sua terraferma in qualcosa di più di quello che sono.
Intraprendere il percorso che dovrà portare Venezia da città storica con la sua terraferma cresciuta in modo disordinato a città metropolitana è molto complesso e delicato. Ogni singolo intervento nel tessuto urbano dovrebbe essere attuato con cognizione di causa e non nella totale inconsapevolezza di quello che accade a pochi metri di distanza.
Invece nella nostra Amministrazione comunale sembra regnare proprio l’inconsapevolezza.
Inconsapevolezza nel decidere di far partire i lavori di uno dei due più grandi parcheggi a raso di Mestre quando ancora quelli di un altro non sono terminati (Via Andrea Costa – P.le Leonardo da Vinci).
Inconsapevolezza nel far passare il tram per una via a traffico misto senza pianificare attentamente tutta la viabilità delle strade che vi influiscono, o senza prevedere parcheggi al di fuori della sede stradale per permettere a tutti gli esercizi commerciali di sopravvivere.
Inconsapevolezza nel pensare al tram come semplice sostituto di due linee senza arrivare a servire uno degli aeroporti più importanti del Paese, un’opera strutturale come l’ospedale e per assurdo il parco scientifico tecnologico (ora anche sede dell’Expo e di quella che sarà, presumibilmente, la fiera di Venezia).
Inconsapevolezza nel portare alla luce un canale tombato senza prima realizzare un intervento di chiarificazione delle acque del Marzenego, consapevolmente abbandonato per mancanza di fondi e che era invece una priorità anche per tutte quelle parti ci città dove il canale è già visibile.
Inconsapevolezza nel pensare a nuove aree di espansione residenziali (area “Maccatrozzo”), direzionali (Quadrante di Tessera), commerciali (Auchan, , Nave de Vero, Blo) , quando abbiamo a disposizione ettari di quella che è la zona industriale quasi abbandonata di Marghera e che necessitano di essere riconvertiti.
Inconsapevolezza nel permettere lo sviluppo esagerato di parchi commerciali tutto intorno alla città con il conseguente svuotamento del centro.
Inconsapevolezza nel procedere ad un riassetto della viabilità di p.le Roma pochi mesi prima dell’avvio dei lavori per l’arrivo del tram.
Inconsapevolezza nel rendersi conto a progetto finito che il “ponte di Calatrava” non era fruibile ai disabili e avallando una soluzione come quella dell’ovovia, scomoda e inefficiente.
Inconsapevolezza nel non aver voluto cogliere i progetti di riqualificazione di Forte Marghera avanzati da privati che creavano l’opportunità di aprire alla collettività un bene di alto valore storico e ambientale.
Inconsapevolezza nell’ostacolare la realizzazione di un’opera visionaria come il Palais Lumiere prediligendo la burocrazia e i sofismi dei salotti romani ai benefici che avrebbe potuto portare ai propri cittadini.
Questa inconsapevolezza provoca disagi, mette in difficoltà gli esercizi commerciali (vedi anche la recente chiusura della libreria Ulisse in via Querini), svuota le casse comunali perchè oltre al costo dei lavori bisogna aggiungere il minore gettito fiscale dato dalle attività commerciali messe in difficoltà dagli interventi, e negozi chiusi significano degrado, vetrine spente, nessun presidio del territorio e nuovi spazi per criminalità e malavita.
Tutti argomenti che troviamo ogni giorno nelle pagine dei quotidiani locali, senza però trovare il punto in comune.
E’ pur vero che gli interventi infrastrutturali sono fondamentali per la crescita della città, ma devono essere programmati e gestiti in modo armonico con le iniziative private e far parte di un progetto di città con un suo budget preciso e una scansione temporale definita. Trasformare una città non è terreno per l’improvvisazione. In caso contrario si rischia che, al di là della dell’utilità della singola opera, tutta da verificare in alcuni casi, non sia possibile creare una visione complessiva e oggettiva del territorio e misurare gli effetti che gli interventi hanno sullo stesso.
E’ forse inutile soffermarsi ora su ogni singolo intervento, avremo tempo di prenderli in esame, ma è chiaro da subito che è necessario un intenso lavoro di tessitura, di legatura di tutti gli interventi in opera e in progettazione, sperando di riuscire ricucire con essi anche le varie parti della città.
Bisogna delineare le vere priorità della città che sono innanzitutto il lavoro, lo sviluppo del commercio di vicinato, la residenza, tutte cose possibili se la città cresce in maniera omogenea e ordinata e non è costellata di interventi estemporanei e disorganizzati che rendono impossibile fare impresa e sviluppo economico.
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