La notizia è di quelle che fanno cascare le braccia, il vincolo che ha di fatto bloccato l’iter del progetto del Palais Lumière non esisteva.
O meglio esisteva ma era anche stato annullato da una delibera del Comune del 1972 … 42 anni fa.

Per aggiungere sale sulla ferita poi si viene a sapere che questa “scoperta” è stata comunicata da Ugo Soragni ( Sovrintendente ai Beni culturali della Regione Veneto ) più o meno all’indomani della chiusura definitiva della pratica in Regione ed è stata recapitata nelle sale ormai vuote di Ca’Farsetti perché nel frattempo gli attori locali di questa incresciosa vicenda erano stati spazzati via dallo scandalo Mose.

Nel caso del Palais Lumière sarebbe stato opportuno da subito mettere in chiaro quale era il quadro normativo di riferimento in modo tale da mettere la Maison Cardin in condizioni di scoprire le carte e dimostrare se il progetto era sostenibile o meno e verificare quindi se le voci critiche che venivano fatte maliziosamente circolare sulla reale concretezza del progetto del Palais avessero un fondo di verità o fossero solo calunnie.

Il mistero su questo vincolo infatti ha permesso il nascere di tutta una serie di iniziative volte a screditare il progetto che si basavano su elucubrazioni accademiche o indagini sulla presunta solvibilità del buon Cardin degne del commissario Closeau.

Scopriamo invece, fatalità solo dopo la definitiva archiviazione del progetto da parte della Regione Veneto, che il vincolo, l’arma definitiva contro il Palais, era di fatto inesistente. Quel vincolo sbandierato dagli ambientalisti neo-luddisti, dall’ex-portavoce di Galan (Miracco) e da un armata Brancaleone composta dai vari Ripa di Meana, Borletti Buitoni, Celentano etc etc sparpagliati nelle ville e nei circoli del bridge e della vela di mezza Italia.

Fa sorridere poi che lo stesso Miracco presentandosi alla stampa locale come portavoce dello stesso Soragni facesse riferimento a detto vincolo poi sconfessato dal Soragni stesso.
Insomma una inutile fastidiosa commedia dell’equivoco di cui la città proprio non aveva bisogno.

La tempistica evidenziata è abbastanza sospetta di per se ma non vogliamo elucubrare troppo, non sarebbe la prima volta che la banale inadeguatezza ed incompetenza dei nostri governanti appare come un piano diabolico. E’ più facile che la vicenda sia stata all’insegna di quella particolare cifra stilistica caratterizzata dalla più totale e diffusa incompetenza ed arroganza che è stata il tema comune degli ultimi 15/20 anni di governo della città.

Sarebbe stato più serio per tutti fare come chiedevano con grande onestà intellettuale coloro che erano a favore del progetto e cioè di accelerare al massimo la burocrazia da parte delle istituzioni e presentare un quadro normativo completo e definitivo alla città in modo da poter o scoprire il presunto bluff di Cardin oppure permettere la costruzione di un edificio che avrebbe dato lavoro a migliaia di famiglie ed iniziato il difficile cammino delle bonifiche a Marghera.

Invece no, l’ex Sindaco Orsoni preferì bullarsi pubblicamente di “stare alla finestra” e a seconda dei problemi di bilancio ritoccare le richieste del Comune in una spirale vampiresca che arrivò a raggiungere i 400 Milioni di euro quando invece per altre operazioni la città era stata miseramente svenduta.
Evidentemente ci sono interlocutori di seria A e B, da una parte i Benetton, i Pinault, i Baita, i Mazzacurati e compagnia bella (bella?) e dall’altra Pierre Cardin

Il clima di incertezza ha favorito anche l’accampare di ogni sorta di sospetti sulle spalle del povero Cardin che forse ebbe l’unica vera colpa di aver scelto la città sbagliata per il suo sogno, forse avrebbe semplicemente dovuto passare un weekend con Mr.Mazzacurati per farsi spiegare come si devono fare le cose a Venezia. Forse se avesse subito affidato i lavori alla Mantovani adesso avremmo cinquemila famiglie in più a lavorare e frequentare i negozi della città.

Palais Lumière a parte il proceder spediti ed in maniera chiara da parte della Pubblica Amministrazione sarebbe stato un atteggiamento che avrebbe rappresentato un ottimo biglietto da visita anche per i futuri possibili investitori, allontanando gli speculatori e i furbacchioni e richiamando coloro che invece hanno intenzioni serie.

Perchè, diciamocelo chiaro, questa è una città che spaventa i capitali e le imprese che abbiano progetti appena più grandi di un nuovo negozio in merceria o di un poster in Piazza San Marco e li spaventa non tanto per i mille comitati del NO ma proprio per l’inconsistenza degli interlocutori istituzionali.

Ci vuole un RESET anche in questo, ci vuole un nuovo modo di gestire la cosa pubblica che attiri i capitali con l’efficenza ed il supporto totale a chi arriva con progetti rivoluzionari e potenzialmente utili per la città.

La nuova amministrazione di Venezia dal 2015 dovrà parlare al mondo degli investitori così : hai un progetto interessante, vieni a Venezia, parliamone!

L’amministrazione ne valuta poi l’impatto sociale e sulla base di quello ragiona di costi e permessi vari senza usare il gonzo di turno come un bancomat per risollevare il bilancio in rosso.

Per fare questo ci vogliono nuove persone però, bisogna archiviare chiunque abbia avuto responsabilità di governo e far emergere nuove competenze, ci vuole un RESET a Venezia.

 

Aggiornamento del 10/07/2014

La notizia oggetto di questo articolo sta innescando una reazione a catena che vede i vari attori coinvolti rimpallarsi le colpe.
Sentiamo il dovere di aggiungere l’articolo de il Gazzettino di oggi che aggiunge altri elementi alla vicenda.

Ci sembra corretto sottolineare come le colpe dei tecnici e del Comune di Venezia in genere sembrano ridimensionarsi e che l’attenzione si debba spostare sulla Regione Veneto.
Nelle due immagini che alleghiamo di seguito trovate l’articolo di oggi del Gazzettino con la replica del Comune.
Ci sembra però corretto aggiungere un ulteriore articolo: Le dichiarazioni dell’ex-portavoce di Galan, Franco Miracco, che si identifica come portavoce di Ugo Soragni e che si è anche trovato casualmente a capitanare il fronte del NO al Palais Lumière … insomma la stessa persona che avrebbe dovuto sapere che il vincolo non esisteva ma che nello stesso articolo ne parla direttamente … traete voi le conclusioni.
Vincolo inesistente per il Palais Lumière

Miracco 11 dicembre 2012

bonifiche Marghera, grandi progetti, inefficienza, Palais Lumière, Pierre Cardin, Ugo Soragni, vincolo

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