Novembre 2015, sono passati poco più di 6 mesi dall’insediamento della nuova Giunta e già in città si respira un clima diverso.

I problemi che sembravano endemici e irrisolvibili e che hanno bloccato questa città per decenni si stanno squagliando come neve al sole davanti al pragmatismo con cui sono stati affrontati nei primi 180 giorni di governo della città da parte dei nuovi amministratori. Una giunta non più tenuta in scacco dalle segreterie dei partiti, dalle clientele con i gruppi di potere e soprattutto legittimata e sostenuta dalla passione e attivismo di migliaia di cittadini, una Giunta che ha potuto fare quelle semplici, pratiche cose che la città chiedeva da anni.

In poco più di 6 mesi sono arrivate le pensiline a P.le Roma (chissà come mai non ci avevano pensato prima), sono state razionalizzate le corse dei mezzi pubblici, riorganizzati gli spazi comuni, apparsi bagni pubblici, istituiti centri di presidio del territorio e come per magia (per chi ci crede) riapparse le panchine che erano state segate dalla Giunta Orsoni con quello che i cittadini ricordano come un vero e proprio atto di resa davanti al degrado che permeava il centro di Mestre.
Pensate che solo a luglio dell’anno prima, il 2014 ma sembra un secolo fa, la soluzione geniale che era stata proposta per allontanare i “balordi” dal centro di Mestre erano niente popò di meno che i pungitopo … Ormai dopo un anno e mezzo quella genialata (di cui esibiamo le prove nella foto che trovate allegata all’articolo) è diventata un modo di dire comune in città, quando non si sa più a che santo votarsi si dice “metighe el pungitopo“. Per fortuna che noi veneziani alla fine, messi alle spalle i problemi, troviamo anche il modo di riderci su.

Ma cosa è successo in questi pochi mesi che non poteva essere fatto nei decenni precedenti ?

La risposta vi sconcerterà : Nulla di straordinario.
Si è partiti dalle esigenze dei cittadini, anche di quelli “balordi” (che brutta parola), che magari per sbagli o per disperazione si trovano in un momento della loro esistenza in cui anche un cespuglio e dei cartoni sono il meglio che la vita ti può offrire per passare la notte. I pungitopo li avrebbero di sicuro fatti spostare, ma dove ? In un androne di un palazzo? In un parcheggio sotterraneo? E con che costi per la comunità?
Perchè ok, i pungitopo e segare le panchine costavano poco, forse, ma se i “balordi” si spostavano poi chi si doveva occupare dei loro giacigli improvvisati ?
Non più il Comune che aveva ripulito gli spazi pubblici rendendoli inospitali ma il privato che se li ritrovava nella sua proprietà con tutti i problemi di costi, igiene e ordine pubblico connessi.

I cittadini vogliono ordine, spazi pubblici sicuri e magari ospitali dove sulle panchine ci possano riposare le gambe anche i pensionati, mangiare il gelato i loro nipotini o tubare le coppiette, insomma fare quello che le persone normali fanno negli spazi pubblici di tutte le città del mondo. Vogliono poi poter rincasare a notte fonda a piedi in tutte le zone della città inclusi i parchi e le stradine secondarie senza sentirsi in pericolo. Vogliono dormire con le finestre aperte d’estate senza paura dei topi d’appartamento. Insomma vogliono sentirsi sicuri nella loro città.

E i “balordi” cosa vogliono? Probabilmente i più non ci tengono molto al loro status di “balordi”, vorrebbero magari poter dormire in un ricovero sicuro, protetti dalle intemperie e dagli abusi, poter utilizzare un bagno ed una doccia senza vergogna, ricominciare a trovare un minimo di dignità e rispetto per se stessi che li aiuti a risalire la china. Non stiamo certo parlando di delinquenti e criminali incalliti, per loro ci vuole il massimo della prevenzione e durezza, parliamo di quei poveri cristi che se fosse per loro (e sono i più) sarebbero volentieri al nostro posto come cittadini attivi ed operosi.

Risolvere i problemi degli ultimi volle dire anche risolvere i problemi dei primi, e non fu buonismo ma matematica.
La matematica che ci insegna che ogni deiezione per strada, ogni cumulo di cartoni pulciosi, ogni accampamento erano pericoli sanitari concreti ed ogni volta che le forze di polizia intervenivano o si sanificava la zona erano euro che volavano dalla finestra perchè risorse spese per tamponare un problema e non per risolverlo.
Bastò avere dei servizi igienici pubblici efficienti come in tutte le città del mondo, anche gratuiti dove sia i cittadini che i disperati potessero sentirsi esseri umani.
Bastò fare degli accordi con le parrocchie e i centri sociali per trovare ed attrezzare degli spazi di recupero dove queste persone  potessero dormire sicure, mangiare un pasto caldo utilizzando le tonnellate di cibo invenduto ma ancora commestibile che panettieri e supermercati gettavano ogni giorno.
Bastò istituire dei centri di presidio e supporto al cittadino nelle zone critiche della città. Delle cabine attrezzate con telecamere, telefoni di emergenza ed un vigile di quartiere fisso 24 ore al giorno posizionate nel parco vicino alla Stazione di Mestre, nei vari luoghi cittadini che ne avevano bisogno incluso Piazzale Roma e Stazione Santa Lucia da dove fu facile individuare i drappelli di borsoni che entravano nella città storica.

Un network attivo di prevenzione dell’accattonaggio, microcriminalità e soprattutto recupero di coloro che ancora si potevano recuperare.
Dividendo gli sfortunati dai banditi fu anche facile identificare questi ultimi, isolarli ed allontanarli.

Le risorse per fare tutto ciò fu facile trovarle:

Oltre ai risparmi derivanti dal minore impegno delle forze di polizia i lavori di gestione dei bagni pubblici vennero dati a cooperative locali che includevano anche i “balordi” recuperati e che venivano sponsorizzate in parte dalle attività limitrofe che avevano diritto ad utilizzarne le superfici come spazi pubblicitari.

La stessa cosa fu fatta in scala maggiore con i presidi a supporto del cittadino che grazie a pannelli pubblicitari e video divennero luoghi luminosi e ad alto impatto comunicativo ambiti da agenzie e investitori pubblicitari sia locali che nazionali.

I supermercati o negozi di alimentari che aderirono poi al progetto di ricovero e ausilio dei “balordi” ebbero in concessione spazi di comunicazione da utilizzare nel territorio comunale e grande esposizione mediatica a fianco del Comune nelle grandi manifestazione del territorio.

Certo non fu facile mettere tutti d’accordo, ma davanti alla volontà concreta di cambiare le cose e di non lasciare nessuno indietro tutta la città si raccolse attorno al progetto e Venezia, Mestre e Marghera divennero comunità senza degrado.

E tu che leggi che altre idee semplici ed innovative puoi proporre per risolvere il problema del degrado della nostra comunità ?

Per la vostra gioia ecco l’articolo che parla dei “pungitopo” …

i Pungitopo in Via Carducci

degrado, Marghera, Mestre, Ordine pubblico, Venezia

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